24 settembre 2006
La gola profonda della banca svela i segreti dei conti cifrati
Così Romagnolo racconta ai magistrati come i vertici Pirelli
incassavano le plusvalenze su operazioni di Borsa
di Walter Galbiati e Ettore Livini, da «Repubblica» del 24 settembre 2006
"Sì, il conto Oro era riconducibile a Tronchetti Provera". Inizia così l'interrogatorio di Alberto Romagnolo, l'ex funzionario della Banca del Gottardo. L'uomo che avrebbe cercato di ricattare i vertici della Pirelli. E che ha alzato il velo su un presunto giro di operazioni poco trasparenti su conti cifrati esteri in cui i top manager della Bicocca - secondo i pm - avrebbero addossato le perdite delle loro operazioni di Borsa sui conti della società e i guadagni su quelli personali.
Una storia di depositi "con rendita garantita", aperti non in una filiale della Bipop o della Popolare di Lodi ma nella prestigiosa sede monegasca della Banca del Gottardo. Compravendite su titoli che andavano a colpo sicuro, in quanto garantivano ai possessori dei conti correnti plusvalenze certe. Qualcosa di molto simile al meccanismo tanto di moda anche nell'era dei "furbetti del quartierino".
Oltre al presidente di Pirelli, presso la Banca del Gottardo vi erano altri beneficiari di trattamenti di riguardo. "Il conto Olmo era riconducibile al dr. Buora (ad della Pirelli), il conto Berenike a Huppert, ad Andrea Ravano (capo sala mercato della Banca del Gottardo, che avallava le operazioni sui vari conti correnti) e ad altri clienti sempre della Pirelli (e ritengo anche alla dirigenza della Banca del Gottardo)", racconta Romagnolo al pm Nicola Piacente. Mentre un'operazione su titoli Unim rastrellati prima dell'Opa lanciata dalla Bicocca (oggetto di un'indagine della magistratura che ha peraltro archiviato il caso) era secondo Romagnolo "riconducibile a Carlo Puri Negri".
Olmo e Oro - spiega nell'interrogatorio davanti ai pm Romagnolo - erano conti personali. Berenike invece "era un fondo off shore di cui Bernard Huppert, responsabile della finanza estera della Pirelli, era uno dei mandatari, e le cui quote venivano distribuite tra i vari beneficiari". La partecipazione di Ravano al fondo "era un compenso per avallare le operazioni". Gli ordinativi, invece, "sui conti correnti cifrati riconducibili alla Pirelli o al management della Pirelli venivano effettuati - spiega Romagnolo - da Huppert o direttamente dai dirigenti della banca". Che alla mattina impartivano le disposizioni sulle operazioni da effettuare e la sera segnalavano su quali conti accreditare guadagni e perdite.
Il metodo-Huppert non era poi troppo complicato: "Gli investimenti in azioni, obbligazioni o valute erano lasciati aperti due o tre giorni - dice Romagnolo ai pm - Se alla data della contabilizzazione i titoli acquistati presentavano plusvalenze (teoriche) rispetto al prezzo fisso del giorno di acquisto, l'operazione veniva imputata solitamente sul conto Berenike ovvero sugli altri conti cifrati personali del management Pirelli (Olmo, Oro etc.). Laddove alla data della contabilizzazione i titoli acquistati presentavano minusvalenze (teoriche) rispetto al prezzo fisso del giorno di acquisto, l'operazione veniva imputata solitamente al conto Pirelli Luxembourg". E Romagnolo aggiunge che la Pirelli aveva una finanza parallela anche in Svizzera, creata antecedentemente agli investimenti su Monaco.
Il comportamento della Banca del Gottardo, che ha permesso all'istituto di trattenere clienti importanti, non è però passato inosservato. E nel 2000 è stato oggetto di un'indagine della Commission Bancaire francese curata dall'ispettore R. Bernard. Secondo le dichiarazioni di Romagnolo, però, quel rapporto, che avrebbe creato non poco scompiglio tra i beneficiari dei trattamenti privilegiati, subì qualche ritocco migliorativo.
"La versione ufficiale del rapporto è stata edulcorata rispetto alla prima versione, di cui ho potuto leggere alcuni passaggi (che però non riguardavano i conti Pirelli). Bernard, dopo la redazione della versione edulcorata ha acquistato ad un prezzo vantaggiosissimo un terreno dalle parti di Marsiglia, di proprietà di un correntista della Banca, dove ha costruito la sua villa", ha dichiarato a verbale Romagnolo.
Secondo quanto ricostruito dai magistrati italiani, è proprio il rapporto della Commissione francese a fornire al commercialista di Romagnolo, Riccardo Ronchi dello Studio Bronzo & Associati, l'idea di far pressione sui vertici della Pirelli per convincerli a fare da intermediari per comporre una lite da 10 milioni di euro tra la stessa Banca del Gottardo e la Blue Bell, il fondo off shore con sede alle isole Vergini della famiglia Romagnolo. "Per quanto riguarda le iniziative intraprese da Ronchi nei confronti della Pirelli per ottenere un interessamento dell'azienda che potesse risolvere il contenzioso tra la Blue Bell e la Banca del Gottardo - ha spiegato ai pm il presunto ricattatore - posso dire che lui mi disse di essere in grado di avvicinare i vertici della Bicocca attraverso un suo conoscente dei servizi di sicurezza italiani, che successivamente ho saputo essere Angelo Martini, che in passato aveva lavorato presso la presidenza del Consiglio e successivamente in Prefettura a Torino". Il primo contatto avviene con una e-mail "inviata in forma anonima (a detta di Ronchi) ad un architetto amico di Buora" e individuato da Martini.
Successivamente Ronchi riesce, attraverso Carlo Maria Maggia titolare della ditta Florilegio, ad organizzare nell'agosto 2003 un incontro presso il ristorante "Il Cambio" di Torino, cui partecipano Buora e Giuliano Tavaroli, allora responsabile della sicurezza Pirelli, lo stesso Ronchi e Maggia. A quell'epoca la premiata ditta Cipriani-Tavaroli è già all'opera. Ma trova nell'occasione pane per i suoi denti: "Martini ci ha consegnato una valigetta utilizzata dai servizi segreti per evitare che la conversazione tra Ronchi e gli uomini Pirelli al ristorante venisse registrata", ha ammesso Romagnolo. Cosa che a Tavaroli - come si conviene a un professionista della security - non è sfuggita: "Se n'è accorto subito - ha confessato l'ex dipendente della Banca del Gottardo - quando ha constatato che vi era un'assenza di campo che impediva ai cellulari di fare e ricevere telefonate..." |
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