28 gennaio 2017 |
RISARCIMENTI MILIONARI: ORA DI PIETRO NON VINCE PIU' |
Di Pietro e il Gioco dell'Oca
La Corte di Appello fa giustizia |
A poppa ballano, a prua siamo soli. Ma non sempre |
di Maurizio Bardi |
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Le coincidenze e il «senso dell'impunità»
Il dominio «antoniodipietro.org» è stato oggetto di uno scontro e di alcune coincidenze. Di Pietro lo reclamava per se, ma c'era chi riteneva che appartenesse al partito. Ne è nata una causa civile, conclusasi, in primo grado nel 2010, con una sentenza che ha assegnato a Di Pietro un risarcimento di 500.000 Euro, e, in appello nel 2017, con una sentenza che ha annullato la sentenza di primo grado ed ha cancellato il risarcimento.
Come pilastro di questo Gioco dell'Oca le testimonianze false (i documenti sono consultabili su questo sito) di Silvana Mura e di altre due segretarie di Antonio Di Pietro, in seguito alle quali è stata presentata una querela presso la Procura di Massa-Carrara.
Eccone una breve storia: dopo l'avviso di conclusioni delle indagini preliminari, che ha fatto seguito ad un'inchiesta di quasi due anni, Silvana Mura ha chiesto di essere interrogata dal PM Vito Bertoni. In questa circostanza, il 18 gennaio 2013, ha ammesso di essersi sbagliata, ma che nulla aveva concordato con Samuela Filosi e Miriam Asioli, le due segretarie, che avevano riportato nella loro deposizione le stesse osservazioni riferite da Silvana Mura.
Una coincidenza? Forse. Ma nell'incontro casuale di fatti e di persone, ciò che chiamiamo coincidenze, c'è spesso un messaggio che vuole farsi ascoltare, una verità che vuole affiorare. Credo che in questo caso si tratti di «senso dell'impunità». Loro erano i forti, gli intoccabili.
Felice Belisario come avvocato difendeva a Pontremoli Di Pietro. Nel contempo, come membro della Commissione Giustizia del Senato, prometteva il suo intervento per evitare la chiusura del piccolo Tribunale della Lunigiana.
Le cronache dei quotidiani locali riportano la notizia "di un incontro, svoltosi giovedì 30 ottobre 2010, alla Commissione Giustizia del Senato tra il capogruppo Idv al Senato Felice Belisario e una delegazione composta dal sindaco pontremolese Franco Gussoni, dal presidente degli avvocati di Massa Carrara Salvatore Gioè e dagli avvocati Francesco e Marco Bertocchi (corrispondenti di Belisario a Pontremoli, ndr). Obiettivo dell’iniziativa, la difesa degli uffici giudiziari della Provincia di Massa Carrara" (La Nazione del 30 ottobre 2010).
Tutto questo un mese prima che il Tribunale di Pontremoli mi condannasse a pagare 500.000 EUR a Di Pietro, l'importo più alto mai deliberato in una sentenza come risarcimento per un domino conteso.
Si sentiva non insignificante l'avvocato Francesco Bertocchi quando ai notabili e agli avvocati pontremolesi presentava Silvana Mura, "la numero due di Di Pietro", arrivata a Pontremoli per deporre la sua falsa testimonianza.
Ve ne sono altre di coincidenze che chiedono di farsi ascoltare. Una è che le deposizioni della Mura, Asioli e Filosi sono smentite, ancor prima della mia querela, dagli atti e dai documenti tecnici presentati in causa dallo stesso avvocato Belisario. Un'altra è che la perizia tecnica commissionata dal giudice all'ing. Vita a carico di Di Pietro è stata fatturata all'Italia dei Valori, probabilmente in violazione alla legge sul rimborso elettorale ai partiti. E le parcelle degli avvocati Belisario e Bertocchi chi le ha pagate? Di Pietro o l'Italia dei Valori? Sarebbe interessante saperlo.
«Senso dell'impunità», questo è il meccanismo psicologico, quasi un complesso, che con naturalezza ha indotto gli attori di questa vicenda ad addebitare i costi al partito, badando però di lasciare i benefici (500.000 di risarcimento danni) personalmente a Di Pietro.
"Chi si mette contro i potenti" la paga mi ammoniva il mio avvocato del tempo. E me lo diceva sottovoce, quasi avesse paura di farsi sentire. Da Di Pietro, dalla Mura, dal giudice, dal tribunale, dai cancellieri, dalla gente nei bar......
L'idea di trasformare il processo in una sorta di dibattito politico è stata quasi subito soffocata, quando il giudice Ermellini ha deciso di non ammettere neanche uno dei miei testi. Io ne avevo elencati una decina al mio legale. Volevo fare chiarezza sulla Associazione a tre composta da Di Pietro, sua moglie Susanna Mazzoleni e Silvana Mura, e spiegare in Tribunale perchè volevo consegnare il domino al partito anziche a Di Pietro. Ma non è stato possibile.
Poi è arrivato Report con il reportage di Sabrina Giannini su Di Pietro e l'Italia dei Valori. Indipendente, ispirato, fiero. E la musica è cambiata.
Le coincidenze
improvvisamente trasformano le vicende umane. Cambia la musica ed il motivo varia, si trasforma in un altro suono.
Il caso è pieno di mistero. Se un avvenimento sarà determinante in una storia, devono posarsi su di esso coincidenze cadute dal cielo. Come Report sulle spalle di Di Pietro. Pardon sulle mie.
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19 febbraio 2013 |
IL CASO GAL LUNIGIANA |
Concussione, la sentenza della Corte di Cassazione |
«Anche se allora vi siete assolti siete lo stesso coinvolti» (Fabrizio De Andrè).
Finanziamenti europei. Funzionari che richiedono la tangente. Complicità dei poteri che governano la provincia di Massa-Carrara. La storia del processo a carico di Enrico Petriccioli, Giordano Manetta e Calaudio Novoa. Secondo la Cassazione il reato esiste. Ma la prescrizione li salva |
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Manetta, Novoa e Petriccioli, imputati un interminabile processo per concussione, non sono stati assolti. Tutt'altro. Secondo La Corte di Cassazione, che nel 2012 ha annullato la sentenza di assoluzione della Corte di Appello di Genova, avrebbero dovuto essere condannati. Ma non è stato possibile perchè è intervenuta la prescrizione.
Di seguito ecco alcuni brani della sentenza:
«Il ricorso proposto dal Procuratore Generale della Repubblica (contro la sentenza di assoluzione) è fondato. La Corte di Appello di Genova, nel confermare l'assoluzione degli imputati per insufficenza della prova dell'elemento psicologico del reato, ha basato il suo convcimento su una serie di considerazioni che in realtà non hanno alcuna valenza a tal fine» (..)
«..la falsificazione dei documenti, come ben osservato dal ricorrente, può trovare agevole spiegazione proprio nella finalità di corroborare la pretesa di buona fede da parte degli imputati e senza dubbio realizza un significativo elemento di riscontro dell'accusa complessiva malafede» (..)
«In definitiva, appaiono carenti e palesemente illogici
tutti gli argomenti addotti in sentenza di appello per ritenere insufficiente la prova della sussistenza dell'elemento psicologico del reato.
in questa situazione si imporrebbe in accoglimento del ricorso del Procuratore Generale, l'annullamento con rinvio della sentenza di assoluzione impugnata per dare modo alla Corte di merito di rivisitare l'intera vicenda, procedendo ad un nuovo e più approfondito esame delle rsultanze processuali. (..) Il reato contestato consiste in un tentativo di concussione, (..) ormai estino per prescrizione.»
Nelle pagine di questo sito è consultabile ll testo integrale della sentenza
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