22 settembre 2006
Ecco chi ha incastrato la banda dei grandi spioni
I verbali (1. segue...)
di Ettore Livini e Cristina Zagaria, da «Repubblica» del 22 settembre 2006
Gli spioni vengono incastrati da un piccolo gruppo di gole profonde. È il paradosso dell'indagine sulle intercettazioni abusive. L'ex numero uno della Security Telecom, Giuliano Tavaroli, e l'investigatore privato Emanuele Cipriani che spiano politici, vip della finanza e operai, vengono incastrati in una sottile ragnatela tessuta dagli inquirenti in mesi di pazienti interrogatori. Piccoli particolari raccontati da dipendenti con contratti a tempo o da tecnici, giornate di lavoro di pedine "insignificanti" nel grande gioco dell'orecchio che tutti ascolta, permettono ai pm, Nicola Piacente, Fabio Napoleone e Stefano Civardi di ricostruire le operazioni "opache" di Telecom e Pirelli; i rapporti con i Servizi; gli "accertamenti vietati dalla legge; la corruzione; i nomi in codice. C'è il super visore che rivela l'insolita indagine interna e la segretaria che racconta di quegli strani pomeriggi del sabato in cui Cipriani compilava fatture segrete su un hard-disk messo poi in cassaforte. Una dipendente della Polis, per esempio, si lamenta con i magistrati di aver svolto per due anni funzioni burocratiche, però nella routine quotidiana ha avuto modo di conoscere i poliziotti che consegnavano all'agenzia "fogli con la stampata da terminale" di tutti i precedenti penali del soggetto "sotto osservazione", un uomo che faceva controlli sui redditi e un esperto in accertamenti bancari. Grazie ai ricordi delle gole profonde i pm ricostruiscono trucchi e stratagemmi dei dossier segreti.
La dipendente: "Così abbiamo fatto sparire i documenti scottanti"
I dossier riservati per Telecom e Pirelli erano registrati su un computer custodito in cassaforte e, appena trasmessi, venivano distrutti per sfuggire a controlli o blitz improvvisi. A pagina sei del verbale del 19 maggio 2005 una dipendente della Polis D'Istinto spiega ai pm i rapporti tra l'agenzia di investigazioni di Cipriani e la Pirelli. "Pirelli era uno dei nostri migliori clienti - racconta la donna agli inquirenti - e i mandati erano eseguiti regolarmente", anche se, "c'era una notevole sproporzione tra il lavoro in concreto svolto e i compensi richiesti in cambio".
La dipendente parla di due società che fanno capo a Cipriani: la Sistem Group che ci occupava di gestione di conto correnti e delle attività economiche di artigiani, impiegati e piccoli risparmiatori e una società estera, la Worldwide consultants security. Proprio a proposito di questa società la donna ricorda: "... le fatture della Wcs indirizzate alla Pirelli venivano compilate da Emanuele negli uffici della Polis di sabato, quando eravamo chiusi, e conservati su un disco rigido estraibile, conservato in una cassaforte , di cui solo lui aveva le chiavi". Le fatture venivano compilate dalla donna una volta al mese.
"Una volta stampate le fatture, Cipriani si occupava personalmente di recapitarle al commercialista di Milano (Marcello Gualtieri), perché questo secondo modalità a me sconosciute le spedisse a Londra dove materialmente poi venivano ritrasmesse alla Pirelli, perché ufficialmente risultasse la provenienza dall'estero. A quanto mi risulta i pagamenti delle fatture avvenivano estero su estero. Il conto della Wcs era infatti all'estero, Cipriani mi parlava delle Isole Vergini". Ma la vera anomalia, su cui stanno ancora lavorando gli inquirenti, è che secondo la donna l'investigatore fiorentino avrebbe ricevuto i compensi senza mai svolgere nessuna operazione: "Non mi risulta che Cipriani svolgesse alcuna attività, né che tali attività venissero svolte da altri".
Il consulente: "Svuotammo l'ufficio prima delle perquisizioni"
Il centro degli investigatori privati a servizio di Telecom e Pirelli è in Toscana. Però a un certo punto Emanuele Cipriani ha bisogno di un ufficio a Milano, sembra anche per nuove collaborazioni. Un "covo" scelto non a caso, tra piazza Duomo e il Tribunale. "Nel gennaio 2004 - rivela un consulente esterno della Telecom agli investigatori - Giuliano Tavaroli mi disse che Cipriani aveva bisogno di estendere le sue attività a Milano e che occorreva mettersi in contatto con lui". L'investigatore fiorentino affitta tra il gennaio e il febbraio di due anni fa un appartamento in via Albricci, poco lontano dal Tribunale. "Cipriani mi disse - racconta il consulente - che occorreva arredarlo in modo particolarmente accurato, ed io, che mi intendo di mobili antichi, mi impegnai a sceglierli per tutti i locali tranne uno. In particolare per gli uffici, mio e di mia moglie, e per la sala riunioni. Invece l'ulteriore ufficio che Cipriani mi disse avrebbe occupato una sua persona di fiducia non venne arredato da me". Il consulente per allestire l'ufficio, con due linee telefoniche separate, linea Isdn, fax ha speso 13.000 euro per le sue stanze e altri 20.000 euro per quella di Cipriani. "Dopo qualche tempo ha iniziato a frequentare l'ufficio tale Rizzo, ex maresciallo dei carabinieri e qualche volta lo stesso Cipriani, nessun altro". Cosa facevano i due nell'ufficio? Perché una sede a Milano, così vicina al Palazzo di giustizia? Il consulente non riesce spiegarlo, dice solo che "una sola volta entrato in ufficio, in particolare nella sala riunioni, trovai Cipriani insieme ad altre due persone che non conoscevo e notai che lui era irritato". All'inizio del 2005 sia le visite dell'ex carabiniere che quelle dell'investigatore, però, cominciano a diradarsi". Cipriani dà una spiegazione sbrigativa parlando di problemi di famiglia. I pm, però, nella richiesta dell'ordinanza di custodia cautelare sottolineano: "Appare semplicemente opportuno ricordare come al momento della perquisizione del 3 maggio '05 lo stabile per cui Cipriani pagava un cospicuo canone di locazione era sostanzialmente vuoto". (1. segue....)
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degli articoli
articolo
del 6 aprile 2004
uffa
alla Usl, arrestato direttore generale
Ischianews
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