22 settembre 2006
Intercettazioni illegali, ventuno arresti nell'indagine su security Telecom Pirelli
Ordinanze dei pm milanesi. In carcere anche uomini di polizia, finanza e carabinieri.
In manette tra gli altri Giuliano Tavaroli e Emanuele Cipriani. Sequestrati 14 milioni. Per l'accusa l'ex responsabile della sicurezza di Telecom e di Tronchetti Provera
"agiva fuori sistema e non riferiva costantemente a nessuno se non al presidente"
da «Repubblica» del 20 settembre 2006
Ventuno arresti e scenari sempre più cupi
Si fanno sempre più preoccupanti i contorni dell'inchiesta milanese sull'affaire che coinvolge il settore security di Telecom, con un fiume di intercettazioni illegali. Una vicenda dai mille risvolti: dallo spionaggio nei confronti di Alessandra Mussolini prima delle elezioni regionali del Lazio a quello collegato al rapimento di Abu Omar. Che vede nel ruolo di spiati giudici, giornalisti, politici e uomini di altri servizi. E che è stata segnata tra l'altro dal suicidio di Adamo Bove, manager Telecom con compiti di alto livello nel settore della sicurezza.
Le manette sono scattate alle prime ore del mattino nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Milano: ci sono diversi ex manager, vari pubblici ufficiali, funzionari dell'agenzia delle entrate e 11 fra agenti e militari in servizio in Polizia di Stato, Guardia di Finanza e Carabinieri. Decine e decine le perquisizioni in circa venti città, da Milano a Firenze, da Bologna a Prato a Torino, Novara e Como. I pm milanesi hanno firmato ordinanze anche per associazione a delinquere, corruzione, violazione sulla privacy, falso, riciclaggio e appropriazione indebita.
Il braccio destro di Tronchetti-Provera
Secondo il gip Paola Belsito, l'accusato numero uno, Giuliano Tavaroli, ex responsabile della sicurezza di Telecom e di quella personale di Marco Tronchetti Provera, "agiva con grande frequenza mediante operazioni fuori sistema e non riferiva costantemente a nessuno se non al presidente". Le intercettazioni illegali effettuate, secondo l'accusa, grazie a uomini della Telecom, sarebbero state spesso commissionate e pagate proprio da uomini del gruppo. E' quanto è scritto nelle ordinanza di custodia emesse oggi nell'ambito dell'inchiesta sulle intercettazioni dei Pm Nicola Piacente, Stefano Civardi e Fabio Napoleone. "L'enorme mole di informazioni e dati riservati - si legge - illegalmente ottenuti e memorizzati nell'archivio rinvenuto nella disponibilità di Cipriani è per la stragrande maggioranza commissionata da uomini del Gruppo Telecom e Pirelli e pagata con denaro proveniente da tali società".
Accuse pesanti
Per Tavaroli, finito in manette oggi insieme all'ex investigatore privato fiorentino Emanuele Cipriani, amico del cuore di Tavaroli cui Telecom ha "esternalizzato" delicatissimi incarichi di sicurezza e nel cui computer sono stati trovati centinaia di file di intercettazioni e tabulati illegali. Tavaroli e Cipriani sono molto amici di un'altra figura di spicco finita nell'inchiesta, l'ex numero due del Sismi Marco Mancini, arrestato ai primi di luglio. In manette anche Guido Iezzi, manager della Pirelli incaricato della sicurezza all'interno dell'azienda. L'accusa è di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e alla rivelazione di segreti di ufficio. Al commercialista di Cipriani, Marcello Gualtieri, è stato contestato il reato di riciclaggio: avrebbe provveduto a nascondere in
vari paesi europei, tra cui Svizzera, Belgio, Lussemburgo e Monte Carlo circa 14 milioni di euro di provenienza illecita. Secondo gli investigatori il commercialista avrebbe anche avuto il compito di creare società fittizie all'estero.
Sequestri
Durante un blitz disposto da Milano, 11 milioni di euro sono stati sequestrati in Lussemburgo e due in Svizzera. I soldi erano depositati in conti cifrati e sono stati sequestrati grazie a una rogatoria internazionale. Sequestrata, inoltre, anche la villa a Firenze del valore di due milioni di euro di proprietà di Cipriani. In totale a Tavaroli e Cipriani è stata contestata l'appropriazione indebita di 20,7 milioni di euro.
Società di investigazioni Al centro della vicenda c'è una società d'investigazioni di Firenze, la Polis d'istinto, i cui investigatori privati avrebbero carpito informazioni illegali oltre a quelle lecite, e un giro di fatturazioni gonfiate e fondi esteri. Nell'ordinanza emessa dal gip di Milano, Paola Belsito, si spiega il meccanismo: gli investigatori "ricevuto l'incarico da parte dei dirigenti delle security" fornivano loro "un resoconto delle attività condotte completo di informazioni illegali".
Violazione della privacy
Tra le informazioni illecite vi sarebbero precedenti penali, informazioni tributarie, fiscali, anagrafiche, accertamenti bancari, fornite da chi si trovava in posizioni tali da trattarle, cioè agenti e militari compiacenti che in questo modo rivelavano segreti d'ufficio o violavano la privacy delle persone "monitorate".
Soldi in cambio di dati sensibili
Quanto ai capi d'accusa, per gli uomini delle forze dell'ordine arrestate c'è quello di "violazione del segreto d'ufficio". Gli arrestati, rendono noto i carabinieri, "avrebbero ricevuto dei pagamenti in cambio di rivelazioni di dati sensibili". Tra i reati contestati a Tavaroli e Cipriani c'è anche quello di appropriazione indebita: l'ipotesi scaturisce dagli accertamenti su un giro di fatturazioni di società estere, indirizzate al gruppo Telecom-Pirelli, che gli inquirenti sospettano possano essere state gonfiate per rendere disponibili somme di danaro.
I nomi
Le 18 persone colpite da ordine di custodia cautelare in carcere sono: Stefano Bilancetta, Fabio Bresciani, Moreno Bolognesi, Emanuele Cipriani, Alessia Cocomello, Gregorio Dovile, Antonio Galante, Marcello Gualtieri, Pierguido Iezzi, Giorgio Serreli, Antonio Michele Spagnuolo, Giuliano Tavaroli, Paolo Tilli, Spartaco Vezzi, Francesco Marella, Andrea Gianluca Magrassi, Cristiano Martin, Santi Nicita. Arresti domiciliari per Rolando Bidini, Giovanni Nuzzi, Nicolò Maria Fabrizio Rizzo.
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