Il buco dell'Asl di Massa è un caso da manuale: mostra la moderna brocratizzazione della corruzione. Non più tangenti, ma un meccanismo di delibere, di bilanci, di fatture, di pagamenti, completamente inespugnabile da parte del cittadino e governato dai sicari della burocrazia e della politica.
Lo avrà pensato forse anche Daniela Scaramucci, ex Assessore alla Sanità della Regione Toscana, quando ha deciso di dimettersi. Perchè lei sa. Lo aveva già accennato nel novembre del 2010, ammettendo che il buco dell'Asl di Massa era l'esito di occultamenti pianificati.
I trecento milioni che mancano all'appello non possono essere attribuiti solo a un personaggio di piccola statura come Ermanno Giannetti, guascone, mezzo furbo, ma a detta dei suoi compaesani di Fivizzano neanche troppo intelligente.
Lo ha capito perfettamente anche il Gip del Tribunale di Massa, Giuseppe Laghezza, che nella sua ultima ordinanza scrive: "I risultati delle attivita' investigative svolte e la riscontrata e sistematica falsificazione dei bilanci Asl, finalizzata a occultare ingenti perdite di esercizio, impongono di accertare se abbiano o meno preso parte, all'accordo criminoso, anche rappresentanti della Regione Toscana".
Giannetti è un sicario, protetto, nel castello della sanità regionale, da mandanti occulti. Tanto potenti che Ermanno si sentiva al sicuro, annebbiato da una sorta di delirio di onnipotenza. Non si spiega altrimenti il vorticoso giro di assegni intestati all'Asl (circa 300), che Giannetti si faceva cambiare dal suo benzinaio, dall'amico gruista, dal barista e da altri commercianti lunigianesi, a cui lasciava come mancia qualche migliaio di euro. Non si spiegano le decine di rolex d'oro che poi finivano ai polsi anche di politici lunigianesi, fra i quali il sindaco di Fivizzano "Aldo Grassi", che peraltro ha dichiarato di averlo pagato, il Rolex.
Nella letteratura gialla i sicari sono sempre protetti dai mandanti. Oppure eliminati quando diventano insicuri. E Giannetti in questi giorni sta cercando di convincere che lui è un sicario sicuro, di quelli che non parlano. "Confesso che si tratta di fatti che ho commesso io e nel mio esclusivo interesse", ha dichiarato agli inquirenti. Ma la sua struttura culturale, psicologica non è quella di un "Cusani". Ma piuttosto di un Don Chisciotte che si protegge il capo con una bacinella da barbiere, pensando che sia un elmo.
Dietro alla vicenda dell'Asl di Massa non c'è soltanto il buco dei trecento milioni di euro, ci sono anni di misteri, di concorsi poco chiari, con primari scelti più per il colore politico del loro bisturi che per le capacità di usarlo in sala operatoria.
Sono anni che negli ospedali lunigianesi, quando si parla di concorsi e di assunzioni, si mormora di un quadriunvirato incaricato di fare da collante tra politici, clientele elettorali, primari e commissioni di esame.
Dicerie? Forse. Ma perchè allora i vincitori dei concorsi sono sempre legati da vincoli di parentela o di appartenenza politica con la nomenklatura?
Gli si chieda, a Giannetti, se faceva parte del quadrunvirato dei concorsi e se insieme a lui ne facevano parte personaggi poi premiati attraverso la Società della Salute! Gli si chieda a chi doveva riferire, e in mancamza di risposte si cerchino i padrini che ne hanno protetto il ruolo e la carriera, senza vedere assegni circolari, Rolex d'oro ( acquistati con i soldi della sanità pubblica mentre ai malati veniva negato il rimborso di farmaci salvavita) e auto di lusso, di cui una coinvolta in un incidente mortale nel centro di Sarzana.
Noi non crediamo che il responsabile, la mente di tutto questo, sia Giannetti il sicario. Noi non crediamo che i trecento milioni di Euro siano finiti in Serbia per comperare due cani da caccia.
Pensiamo piuttosto che quella del Gip Giuseppe Laghezza, di dare un'occhiata dalle parti di Firenze, non sia per niente una brutta idea.
Speriamo che l'inchiesta dia delle risposte.
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