ANTONIODIPIETRO.ORG
RASSEGNA STAMPA
dal sito www.iltribuno.com
 

Lassù qualcuno lo ama.
Maxirisarcimento per Di Pietro dal Tribunale di Pontremoli

E' STATO UN NATALE TRISTE POLITICAMENTE MA FINANZIARIAMENTE RICCO PER TONINO CHE HA VINTO UNA CAUSA CONTRO MAURIZIO BARDI. L'EDITORE E GIORNALISTA TOSCANO ERA IL LEGITTIMO TITOLARE DEL DOMINIO, ANTONIODIPIETRO.ORG, REGISTRATO IN AMERICA A SUO NOME ANNI PRIMA DI CONOSCERE L'EX PM. DOPO ESSERE STATO SOLLEVATO DALL'INCARICO DI GESTORE DEL SITO DELL'IDV, SVOLTO GRATUITAMENTE PER DUE ANNI, E' STATO SOSPESO ANCHE DAL PARTITO PER AVER CRITICATO DI PIETRO E LA MURA. PER QUESTO AVEVA DECISO DI RIPRENDERSI IL SUO DOMINIO. E PER QUESTO DI PIETRO GLI HA FATTO CAUSA OTTENENDO LA MIRABOLANTE CIFRA DI 500.000 EURO DI RISARCIMENTO PER UN SITO CHE E' RIMASTO CHIUSO SOLO POCHI GIORNI.

Il Tribuno.com racconta la vicenda di un ex dirigente dell'Idv che dimostra quanto sia rischioso avere a che fare con Antonio Di Pietro. Dopo aver lavorato gratis, sottoscritto fidejussioni, organizzato il partito in Toscana, Bardi si è visto pugnalare alle spalle da un uomo sul quale aveva puntato le sue speranze di veder risorgere moralmente il paese negli anni post tangentopoli. E solo per aver osato criticare lui e l'inseparabile tesoriera, Silvana Mura. Un mese prima della sentenza, Felice Belisario ha ricevuto al Senato una delegazione del Tribunale di Pontremoli a rischio chiusura e qualche giorno dopo ha presentato un'interrogazione per chiedere più risorse per gli uffici giudiziari della cittadina toscana. Chi era l'avvocato di Di Pietro nella causa in questione? Felice Belisario

Il 6 dicembre scorso il giudice del Tribunale di Pontremoli, Maurizio Ermellini ha depositato una sentenza che attribuisce 500.000 euro di risarcimento in favore di Antonio Di Pietro. A dover riparare il danno inferto all'ex eroe di Mani pulite è Maurizio Bardi, giornalista ed editore piuttosto noto in Lunigiana. La causa comincia nel 2003 quando Antonio Di Pietro, non il partito, l'avvia sentendosi danneggiato dalla decisione di Bardi di chiudere il dominio su Internet <http://www.antoniodipietro.org/> registrato qualche anno prima da Bardi stesso in America per farne una banca dati sulla corruzione.

Per capire meglio questa storia occorre sapere che nel 2000 Bardi apre su richiesta di Di Pietro, il sito telematico del partito collocandolo in quel dominio e curandone personalmente la gestione per due anni. Bardi in sostanza svolge in modo totalmente gratuito la stessa funzione che poi avrebbe svolto profumatamente pagata, la famosa società Casaleggio. Bardi in quel periodo è anche un militante del partito e fa parte del direttivo nazionale. Nel 2001 è uno dei sottoscrittori della fidejussione insieme ad altri 19 dirigenti e sostenitori di Idv grazie alla quale Di Pietro può affrontare la campagna elettorale per le politiche. Bardi conosce personalmente Di Pietro con il quale ha un buon rapporto nonostante spesso discutano. Nei due anni in cui è stato responsabile del sito si consultano telefonicamente almeno due volte al giorno. L'ex pm è suo avvocato quando nel 2001 Bardi denuncia alcuni funzionari pubblici delegati a gestire fondi europei che gli chiedono 30 milioni di lire di tangente per erogargli 90 milioni di finanziamenti di un progetto per il quale ha vinto un regolare appalto.

Di Pietro dunque conosce l'intransigenza e la caparbia ostinazione di Bardi nel lottare contro la corruzione. Anche per questa sua struttura morale gli capita spesso di rivolgere aspre critiche all'ex pm, come ad esempio, nel 2001 quando viene commissariato l'Idv toscano e il direttivo legittimamente eletto da un congresso è azzerato soprattutto su pressione di Silvana Mura. A Bardi la cosa non piace per nulla e fa notare a Di Pietro che un partito che fa della legalità la sua bandiera non può tenere comportamenti del genere solo perchè qualche dirigente locale dà segni di malessere richiedendo più autonomia.

A Bardi inoltre non piace per nulla Silvana Mura. Della tesoriera dell'Idv ricorda episodi a suo dire imbarazzanti, come, ad esempio, il brutale allontanamento di un militante di 60 anni che le faceva da autista durante la campagna elettorale del 2001. L'anziano signore si era reso responsabile della "grave" colpa di aver urtato il mezzo durante una manovra, forse perchè stanco per le 15 ore passate alla guida. La Mura di fronte ad una decina di persone lo ha insultato senza pietà cacciandolo su due piedi e impedendogli persino di riprendersi la giacca che aveva lasciato sul camper. Di fronte a questi disgustosi episodi, Bardi decide di allontanarsi dal partito. Intervengono allora pregandolo di rimanere sia Elio Veltri che Mario Di Domenico, allora ai vertici dell'Idv. L'allora segretaria della sede di Busto Arsizio consapevole dell'importanza di Bardi convince Di Pietro a chiedergli di non mollare la gestione del sito. E Di Pietro glielo chiede persuadendolo a recedere dalle dimissioni.

Bardi riprende la collaborazione. Ancora per poco però. Il 31 luglio del 2002 infatti, esattamente il giorno dopo la certezza che il partito avrebbe avuto gli agognati rimborsi elettorali grazie alla fortunosa elezione al Senato di Valerio Carrara, Bardi riceve il ben servito: la Mura gli comunica che è sollevato dall'incarico di responsabile del sito. Ciononostante Bardi non rompe del tutto con Di Pietro e il partito, e ne resta iscritto. Un bel giorno però gli capita di sfogarsi con una militante sua amica di Firenze, criticando il partito per l'assenza di dibattito ideale e Di Pietro per come si circonda di abili adulatori. Molto lealmente la zelante dipietrista riferisce tutto a Di Pietro. Inoltre Bardi concede un'intervista all'edizione fiorentina di "Repubblica" in cui critica Silvana Mura per il commissariamento dell'Idv toscano. Passa qualche giorno e Bardi riceve un'altra lettera, stavolta di sospensione dal partito.

A quel punto l'editore pontremolese decide di chiudere il dominio, che è registrato, lo ricordiamo, a suo nome presso un ente registrante degli Stati Uniti. Bardi tuttavia cede in quell'occasione a Di Pietro altri domini che aveva registrato su sua richiesta come "Idvweb.org", antoniodipietro.it", "dipietro.it". Per qualche giorno il sito del partito resta inaccessibile. Inizia una trattativa condotta da Felice Belisario che insiste nel tentativo di convincere Bardi a cedere il dominio in questione. Ma Bardi non cede e Di Pietro decide di rivolgersi al Tribunale di Pontremoli chiedendo un miliardo di danni. Il resto è quasi tutto noto, meno qualche particolare. Il primo è che Bardi non ha potuto avvalersi della testimonianza delle decine di persone che avrebbe voluto far ascoltare dal giudice.

In sostanza il giudice Ermellini ha ascoltato solo testi presentati da Di Pietro. L'avvocato di Bardi ha purtroppo presentato in ritardo la lista consegnatagli dal suo cliente, lista che tuttavia il legale aveva avuto in tempo perchè fosse depositata al momento utile. Non lo ha fatto. Una semplice dimenticanza? Il secondo è che il piccolo tribunale di Pontremoli è uno di quelli a rischio chiusura e il timore di impiegati, avvocati e magistrati è quello che le strutture vengano soppresse e accorpate al tribunale di Lucca che dista una cinquantina di chilometri.

Il 30 ottobre scorso, ad esempio, una delegazione composta dal sindaco Gussoni, dal presidente facente funzioni del tribunale circondariale di Massa, Maria Cristina Failla, dal presidente degli avvocati di Pontremoli e da Francesco e Marco Bertocchi si reca a Roma per parlare dell'emergenza uffici giudiziari della cittadina toscana. A palazzo Madama incontra in commissione giustizia del Senato, il capogruppo dell'Idv, Felice Belisario. Il quale quattro giorni dopo, il 3 novembre, deposita, con i senatori Pardi e Li Gotti, un'interrogazione al Ministro della giustizia prendendo le difese di quegli uffici. Era capitato infatti che, in seguito ad un'ispezione ministeriale, i dirigenti avevano ricevuto un'ingiunzione ad espletare una serie di adempimenti che, a detta degli interroganti, non potevano svolgere, attesa la forte carenza di organici.

Insomma Belisario prende molto a cuore le vicende del tribunale di Pontremoli e il suo interessamento ha un ampio risalto nelle pagine dei giornali. La cosa non deve meravigliare. Sapete chi è l'avvocato che rappresenta Di Pietro nella causa con Maurizio Bardi? Felice Belisario. E sapete dov'è domiciliato a Pontremoli? Nello studio degli avvocati Francesco e Marco Bertocchi, il quale quest'ultimo è anche segretario cittadino del Pd. Ma ovviamente tutto questo non c'entra nulla con la sentenza che impone a Bardi di risarcire l'Idv con la cifra "monstre" di 500.000 euro, esattamente quanto chiesto sette anni fa da Di Pietro. Impensabile sospettare che l'interessamento del senatore Belisario abbia potuto condizionare il giudice che ha stilato la sentenza. Certo la sentenza, a parte la sconcertante cifra del rimborso, presenta almeno una stranezza. Bardi fa notare che il giudice Ermellini dopo aver riconosciuto che i danni sarebbero stati inferti dall'editore pontremolese all'Idv, ha attribuito il risarcimento a Di Pietro e non al partito. Come se il magistrato della piccola cittadina toscana desse per scontato che l'Idv è proprietà privata dell'ex pm. E come dargli torto?

Tornando a Felice Belisario ci limitiamo a porre una sola domanda: non avrebbe mostrato, il capo dei senatori Idv, un maggiore buon gusto nell'astenersi almeno dal presentare a suo nome l'interrogazione? Bardi ha annunciato ricorso in appello. A decidere saranno magistrati genovesi. E adesso chi si prenderà più cura del povero, piccolo tribunale di Pontremoli?


Gabriele Malatesta (www.iltribuno.com 27.12.2010)

 
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