BOLOGNA - Ora che l’Idv implode e Antonio Di Pietro annaspa tra scandali e Marucci, spunta una grana giudiziaria per Silvana Mura, la donna forte del partito, folgorata da Tonino quando era ancora pm e da allora vicinissima al capo, poi assessore di Cofferati a Bologna, tesoriera, oggi deputata e plenipotenziaria per l’Emilia-Romagna e molto di più.
Di Pietro e Mura
L'INCHIESTA - Mura è indagata a Massa per una presunta falsa testimonianza in favore di Di Pietro, resa in una causa civile sulla titolarità del dominio internet antoniodipietro.org dalla quale l’ex pm è uscito in primo grado con un risarcimento ragguardevole, mezzo milione di euro. Per lui, non per il partito. Dovrebbe pagarlo Maurizio Bardi, 61 anni, giornalista, blogger e piccolo editore della Lunigiana, uomo generoso e forse un po’ disordinato. Un dipietrista della prima ora, uno che dei venti che firmarono le fideiussioni da due miliardi di lire per la campagna elettorale 2001 dell’Idv. Pensava che Tonino avrebbe cambiato la politica, ma invece l’hanno subito estromesso dai siti web dell’Idv che aveva contribuito a creare: «L’Idv fu il primo partito a dotarsi di un sito», ricorda con orgoglio.
IL SITO - Il dominio www.antoniodipietro.org nacque nel marzo 2000: «Lo registrai — dice Bardi — perché volevo fare una banca dati sulla corruzione, Di Pietro era il simbolo di Mani Pulite ma io non lo conoscevo ancora di persona, lo conobbi pochi mesi dopo e iniziammo a collaborare». L’altro, www.antoniodipietro.it, fu registrato sempre da Bardi a fine 2000, «ma — spiega — a nome di Di Pietro». Lavoravano a stretto contatto: «Ci sentivamo quasi tutti i giorni». I siti .org e .it avevano gli stessi contenuti. Poi la rottura. Nel luglio 2002 lo fecero fuori, secondo Bardi perché erano arrivati i rimborsi elettorali. L’editore toscano lasciò sei mesi al partito per spostare i contenuti su antoniodipietro.it, poi nel febbraio 2003 si riprese il sito .org cambiando il Dns, il server che traduce l’ip numerico in indirizzo testuale. «Al partito l’avrei anche dato ma Di Pietro voleva che lo cedessi a lui personalmente».
LA CAUSA - Di Pietro gli ha fatto causa a Pontremoli (Massa), dove Bardi abita, e ha vinto il primo round anche con le testimonianze di Mura e di due signore all’epoca impiegate nella sua segreteria. Per Bardi le testimonianze sono false e le ha denunciate. Mura, secondo Bardi, disse il falso quando dichiarò che «a seguito del cambio di Dns operato unilateralmente dal dottor Bardi, sia il sito che le caselle di posta ad esso collegate non erano più accessibili e funzionanti. L’on. Di Pietro dovette provvedere alla registrazione del dominio www.antoniodipietro.it e www.italiadeivalori.it con ulteriori costi per la loro creazione e attivazione». Le carte depositate da Bardi, accessibili tramite whois (il servizio che consente di scoprire chi c’è dietro un sito), dicono che il primo sito esisteva dal 21 dicembre 2000 e l’altro dal 24 luglio 2002, dunque prima che lui cambiasse server per il .org. Mura disse che «Di Pietro riceveva migliaia di email al giorno su quegli indirizzi», mentre dalla documentazione in possesso di Bardi ne risultano dalle 24 alle 104 al giorno. E ancora: secondo Mura, perdendo il dominio antoniodipietro.org, «il materiale di propaganda ed elettorale dovette essere ristampato», ma Bardi obietta che «nel febbraio 2003 non vi erano elezioni previste se non in Val d’Aosta e non erano stati stampati manifesti». Le altre due signore dissero cose simili. E il giudice stabilì che il sito era di Di Pietro, anche se l’aveva registrato Bardi. L’avvocato di Di Pietro a Pontremoli era Felice Belisario, capogruppo Idv in Senato. Deve aver gradito la cittadina, l’avvocato-senatore, fino a prendersi a cuore quel piccolo tribunale a rischio soppressione come decine di altre sedi periferiche: ricevette in pompa magna a Palazzo Madama una delegazione guidata dal sindaco e dal segretario del Pd locale, Marco Bertocchi, cioè l’altro avvocato che assisteva Di Pietro. Tutti insieme per salvare il tribunale (che poi però è stato chiuso). Era l’ottobre 2010. A dicembre la sentenza a favore di Di Pietro. Sugli aspetti civili deciderà la Corte d’appello di Genova. L’inchiesta penale su Silvana Mura, affidata al pm Vito Bertone, si trascina da oltre un anno alla Procura di Massa. «Siamo prossimi alla conclusione», assicura il procuratore Aldo Giubilaro. L’onorevole Mura, contattata per telefono, ieri ha preferito non rispondere.
Alessandro Mantovani (Corriere della Sera, Cronaca di Bologna)
15 novembre 2012
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